Disponibile dal 31 marzo “Alberi d’eterno”, nuovo singolo di Dalila Spagnolo che mette al centro i timori umani che accumunano tutti e tutte noi. È proprio con questo brano che la “cantautrice di fragilità” è rientrata tra i vincitori di Area Sanremo 2021 e si è qualificata tra i 150 pre-selezionati al Primo Maggio a Roma, dopo aver già vinto il Premio Lunezia 2020 con “Giallo fiore”.
L’abbiamo raggiunta per farci raccontare qualcosa di lei e del suo progetto.
Chi è Dalila? Parlaci un po’ di te e di come è nata la tua passione per la musica.
Oggi Dalila è una donna alla ricerca della coerenza, del suono della sua esistenza, una donna sempre un pò più consapevole. Una donna, bambina, ragazza che sbaglia, ritenta, rinuncia, ama, a volte ferisce, coltiva i suoi sogni. Da piccola la mia passione è sempre stata palese, ma ero sfiduciata e pensavo che la musica sarebbe stata un hobby per me. Poi a sedici anni ho iniziato a scrivere canzoni, mi sono formata musicalmente e umanamente nella Just – Accademia di Coralità Emozionale e Scienze Umane con Tyna Maria, ho iniziato a suonare in giro perchè Luigi Russo, mio attuale produttore artistico, ha creduto in me e con lui abbiamo arrangiato le prime canzoni, ho studiato e continuo a studiare e a porre attenzione alle ombre e alle luci di me. Così sono arrivata ad oggi, in continua ricerca e con alcune belle soddisfazioni nel mio bagaglio della vita.
Come definiresti la tua proposta musicale con soli 3 aggettivi?
Libera. Vicina. Sensibile.
Ti definisci “cantautrice di fragilità”, cos’è per te la fragilità?
La fragilità è il nostro passato che influisce sul presente, è la zavorra e il fiore all’occhiello della persona, è una dolce opportunità travestita da limitanti strutture ancestrali. E’ la catena che unisce le vite umane e basterebbe solo questa per sentirsi insieme, invece la sola idea di rendersi vulnerabili divide gli esseri umani e li incattivisce. La fragilità è il testimone della staffetta della vita, solo che il passaggio non avviene mai ad un’altra persona, ma ad altri “io” che mutano e si riadattano nella corsa all’esistere.
Hai da poco pubblicato il tuo nuovo singolo, “Alberi d’eterno”. Ci racconti com’è nato questo brano?
“Alberi d’eterno” è nato spontaneamente da una riflessione che ribolliva interiormente da qualche tempo. Nasce come canzone ma viene fortemente influenzata da una prosa scritta precedentemente, infatti nella seconda strofa riadatto metricamente e musicalmente quel testo dedicato ai miei invadenti timori. Da qui inizio a visualizzare i timori come bambini e a descriverli come fastidiosi e impertinenti, fino a poi farli fiorire nella loro preziosità: “i bambini nel futuro sono alberi d’eterno” esprimendone il potenziale (dei timori come dei bambini).
Canti “Siamo un po’ diversi, tanto resta uguale questa voglia di salvarci il mondo e l’anima”. Da cosa ti devi salvare?
Siamo diversi, noi esseri umani..ma se solo capissimo che alla base ci muovono le stesse emozioni e fragilità capiremmo meglio il valore della pace e faremmo meno la guerra, salvandoci l’umanità.
Perché i timori sono “preziosi”?
Perché hanno un potenziale infinito, eterno appunto, li descrivo come alberi secolari. E’ la consapevolezza dei propri timori, delle proprie fragilità, anche delle proprie debolezze a farci evolvere, perciò sono preziosi nella misura in cui li maneggiamo con cura e li plasmiamo per costruire qualcosa di nuovo.
“Alberi d’eterno” è il primo estratto dal tuo nuovo progetto discografico. Cosa dobbiamo aspettarci da questo lavoro?
Voglio essere libera di non definirmi, di non avere genere, di cambiare e di portare tutti i miei umori dentro le canzoni. Voglio solo essere coerente con me stessa. E’ quello che farò.