Sanremo 2023, Gianluca Grignani merita di tornare ad essere giudicato solo per la sua musica

Vi ricorderete sicuramente di Gianluca Grignani l’anno scorso sul palco di Sanremo, in un duetto con Irama sulle note del suo successo più grande, “La mia storia tra le dita“. Un risultato non certo memorabile, giustificato poi da cure cortisoniche a causa di un abbassamento alla voce.
Sui social si urla però da subito al mostro e quindi partono i vari “Grignani è strafatto“, “Grignani è salito sul palco ubriaco“, “Poteva starsene a casa sua ‘sto drogato“… Diventano così virali anche le varie meme che, attraverso l’ironia, mascherano in realtà una cattiveria di fondo e descrivono esattamente cosa sono i social oggi, Twitter in particolare: un’amplificazione della miseria umana e della mancanza di empatia.

In mezzo al solito, stupido, chiacchiericcio, c’è però anche qualcos’altro che lascia interdetti: “Grignani si è perso“. Un’affermazione buttata lì come se fosse una verità assoluta dimenticandosi che, soprattutto nel mercato musicale attuale, non è l’artista a perdersi. Sono i discografici a dimenticarselo perché più attenti alle mode del momento, sono le radio a non trasmettere più le sue nuove produzioni perché focalizzate solo sugli artisti più in voga. Ed è anche il pubblico poco curioso nell’andare a cercare qualcosa che va oltre quello che viene imposto nelle playlist delle piattaforme streaming.
Grignani di canzoni belle ha continuato a pubblicarne anche in questi ultimi anni, pensiamo alla profonda “Tu che ne sai di me” o alla delicata “Non dirò il tuo nome“, ma anche alla coraggiosa “A long goodbye“. Gli è semplicemente mancata la giusta cassa di risonanza.

E comunque, anche se fosse vero quel “Grignani si è perso“, stiamo parlando di un cantautore che ha messo in fila decine e decine di canzoni che sono ormai storia. Che bastano per renderlo immortale. Che fotografano un artista che non potrà mai smettere di esserlo. La grandezza è una delle poche cose che non si possono cancellare e lui ce l’ha nel momento in cui prende una chitarra e non esiste persona che non sappia cantare insieme a lui. Ce l’ha nella verità dimostrata quando, nel 1996, ha preferito pubblicare un disco ruvido e disorientante come “La fabbrica di plastica“, vendendo un decimo delle copie di quello precedente, per ribellarsi a una discografia che lo voleva far diventare solo un cantante per ragazzini. Chi lo farebbe oggi tra i vostri idoli attuali? Nessuno.

E quindi arriva proprio qui il nostro invito. Tra due giorni inizia un Festival di Sanremo che vede il ritorno in gara di Gianluca Grignani a otto anni dall’ultima volta e noi ci auguriamo che tornate a portare rispetto all’artista e alla sua grandezza. Basta meme, basta triste ironia, basta cattiveria. Parlate solo della sua musica. L’anno scorso è stato emblematico un suo gesto durante quel famoso duetto con Irama: il correre immediatamente verso il pubblico con l’inizio del secondo ritornello. Un modo per dire al pubbico “io ho bisogno di voi e voglio rivedervi di nuovo davanti ai miei palchi”. Vi ha teso la mano. E oggi è giusto che gliela tendiate voi.

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