Intervista a Davide Papa: “Oggi ruota tutto intorno alla competizione, così si perde il vero senso della musica”

Cantautore dall’anima rock, Davide Papa nasce a Milano ma, grazie alla musica, si trova presto a girare gran parte dell’Italia e dell’Europa. Prima bassista della band Io?Drama e chitarrista nei The Fire e negli Shandon, poi frontman e fondatore dei The Unders – con cui nel 2015 ha presentato il terzo album all’Alcatraz di Milano – e ora un nuovo percorso da solista iniziato con “Ombra” e “Sono Dio”, e proseguito qualche settimana fa con la pubblicazione di “Cerino”.
Un brano, questo, in cui la chitarra gioca un ruolo centrale nel dare ritmo e carattere rendendolo così energico e coinvolgente, e dove l’autore invita a riflettere su come si utilizza il tempo e la vita che ognuno di noi ha a disposizione.
Abbiamo raggiunto Davide per farci raccontare qualcosa di questo progetto.

 “Cerino” è un invito a concentrarsi sui rapporti umani sinceri. Cosa ti ha spinto a scrivere questo brano?
È come se tutto ormai continuasse a girare intorno alla competizione e alle apparenze ingannando il vero senso della musica… La frase che mi sono sentito dire più volte è stata “Voglio fare un talent show per poter vivere di musica” dimenticando così il vero senso dell’arte… e così con l’andar del tempo dimenticheremo tutto quanto. Da questa riflessione è nata una parte di “Cerino” e poi sviluppata.

Nella seconda strofa ti rivolgi a un ipotetico musicista, quasi per spingerlo a un cambiamento. Cosa dovrebbe cambiare secondo te nella musica attuale?
Sono convinto che i grandi artisti che hanno fatto la storia potrebbero dare un grande contributo a ricordare tutto ciò, scegliendo e selezionando nuovi cantautori che scrivono e vivono con la loro stessa attitudine, un po’ come si faceva una volta. Credo che i soldi non gli manchino per investire in un progetto del genere e metterci la propria faccia senza svenderla ad un triste talent show.

Hai trascorso molti anni della tua carriera in alcune band, com’è nata la decisione di diventare solista?
Tutto nasce dall’esigenza di un percorso artistico personale, che mi ha spinto a ricercare qualcosa di nuovo.

È interessante sapere cosa pensa dei Maneskin chi viene dal rock come te. Pensi che la loro esplosione possa avvicinare i giovani anche a un rock meno mainstream del loro?
Il fatto che siano diventati così famosi mi fa molto piacere, perché il loro sound potrebbe influenzare le orecchie della massa e abituarli a riconoscere un sound che ormai era stato accantonato. Così grazie a loro le giovani band e anche quelle più vecchie forse potranno tornare a calcare i palchi d’Italia e magari d’Europa.

Quali sono i tuoi futuri progetti?
I prossimi progetti saranno pubblicare un disco intero e magari fare un tour nei vari locali d’Italia.

Grazie all’Ufficio Stampa Arianna Del Ponte.

Foto di copertina: Stefano Steso Longo

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