Intervista a Giulia Mutti: “Faccio la musica che mi pare, mai stata fan delle canzoni usa e getta”

Giulia Mutti torna con “Notte fonda”, il nuovo singolo fuori su tutte le piattaforme digitali per Matilde Dischi dal sound prorompente, ammiccante verso un certo pop-rock venato di elettronica che ingloba però pianoforti, chitarre e batterie vere nella produzione (guidata dalle mani sapienti di Fabrizio Barbacci e Guglielmo Ridolfo Gagliano), senza mai slegarsi dall’importanza di un testo diretto e dal forte impatto. Strofe incalzanti e serrate nella metrica lasciano spazio a un ritornello aperto, dalla melodia scanzonata e sofferente allo stesso tempo.
Il brano racconta di una coppia che riflette sulla propria condizione e trova l’uno nell’altro l’ancora di salvezza per guardare con maggiore serenità al domani.
Abbiamo raggiunto Giulia per farci raccontare qualcosa su questo progetto e sulla sua carriera.

“Notte fonda” è il tuo nuovo singolo e delinea i tratti di una storia in cui dominano gli alti e bassi. Come nasce questo brano?
Nasce proprio dagli alti e bassi, per questo è un brano a metà fra romanticismo e
disperazione. E’ una canzone nata all’inizio per altri, non avrei neanche dovuto cantarla io, poi però mi rispecchiava troppo così l’ho tenuta nel cassetto finchè non è arrivato il momento giusto.

Canti “Le nostre paure ci fanno compagnia”. Di cosa hai paura?
Di non fare il massimo di quello che
potrei. Sono una che non si risparmia mai e fatica a godersi l’attimo. E’ un aspetto su cui devo lavorare.

“Il silenzio è una risposta facile, dice tutto e non ingombra neanche” è un verso che colpisce moltissimo. Perché per te il silenzio è così importante?
Perché lascia spazio a mille interpretazioni ed è solo grazie alla sensibilità di ognuno che si svela. Il silenzio ti dà il tempo di riflettere ma anche di dare risposte sibilline. E poi è grazie al silenzio se riusciamo ad apprezzare così tanto le parole o le canzoni.

Nel 2018 hai partecipato a Sanremo Giovani con “Almeno tre”. Che ricordi hai di quell’esperienza?
E’ stata un’esperienza bellissima, ancora di più se penso che quello è stato il mio primo singolo e cantarlo su un palco del genere ti dà una carica e una soddisfazione incredibile. L’ho sempre visto come un punto di partenza e non di arrivo e forse per questo non ho mai abbassato la guardia, cercando di scrivere sempre cose nuove, esplorare e
rinnovarmi sapendo da dove vengo.

Due anni dopo, in concomitanza con l’uscita del tuo primo album “La testa fuori”, hai aperto i concerti dei Negrita. Cosa hai imparato da loro?
A fare la musica che mi pare, senza condizionamenti. Certo, il confronto con gli altri è importante però, alla fine, sai solo tu dove vuoi andare. Non sono mai stata una fan delle canzoni “usa e getta” e loro sono un esempio di come attraversare le generazioni senza puzzare mai di vecchio.

Quali sono gli artisti che hanno maggiormente influenzato il tuo percorso e c’è qualcuno con cui ti piacerebbe collaborare?
I primi ad influenzarmi sono stati i cantautori italiani, Battisti, De Andrè, Vasco. Sono partita da lì, poi mi sono appassionata all’estero, ascoltando le popstar e prendendo da loro qualcosa. Ad oggi ci sono parecchi artisti con cui mi piacerebbe collaborare; per citarne solo alcuni Caparezza e Blanco, all’estero ti direi Florence and The Machine e Paolo Nutini.

Come definiresti la tua proposta musicale con solo tre aggettivi?
Sincera, personale, energica.

“Notte fonda” anticipa l’uscita di un nuovo disco? Quali sono i tuoi progetti futuri?
Presto per parlare di un disco, usciranno nuove canzoni e poi magari più avanti le racchiuderemo in un album ma adesso siamo concentrati sui live, tornerò a suonare dal vivo in una formazione inedita che mixa elementi acustici, elettrici ed elettronici, una situazione intima ma anche grintosa.

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