Perché a Bianca Atzei non bastava nascere, ma le serviva anche rinascere. Recensione di “Veronica”

Scriveva Pablo Neruda che “nascere non basta, è per rinascere che siamo nati“. È impossibile percorrere una strada sempre dritta, ci troveremo immancabilmente davanti buche, ostacoli, curve pericolose, svolte sbagliate e salite impervie che ostruiranno il nostro cammino. E ci verrà chiesto ogni volta di rialzarci, liberare un coraggio ancora inespresso, trasformare una prigione interiore in un’opportunità di cambiamento. In una parola, appunto rinascere.
La rinascita ha in sè sempre un cambiamento: ci fa ripartire in discontinuità con il nostro passato e presenta una versione nuova di noi stessi rielaborando ciò che abbiamo già accumulato. Ci richiede di ricominciare dallo zero, dallo start, dal gemito di un neonato, però con in più la forza del nostro vissuto.

Ne sa qualcosa Bianca Atzei che, dopo una “nascita” – artistica – sfavillante tra canzoni balzate subito ai primi posti delle classifiche, collaborazioni con alcuni dei nomi più importanti della musica italiana, due fortunate partecipazioni a Sanremo, dischi d’oro e oltre 100 milioni di visualizzazioni su YouTube, ha visto la sua carriera subire una battuta d’arresto: prima le radio che iniziano a ridurle i passaggi, poi una serie di singoli che non avevano però una direzione precisa non confluendo mai in un vero progetto discografico, infine un silenzio di quasi due anni.
Fino a “Veronica”, il nuovo album da oggi disponibile in tutti i negozi di dischi e sui digital stores su etichetta Apollo Records e con produzione curata da Diego Calvetti. Bianca riparte dal suo vero nome e da una copertina che mostra una sua foto da bambina perché “Veronica ha sempre dato forza a Bianca“, si legge nel libretto. Ricominciare dal gemito di un neonato però con in più la forza del nostro vissuto, come vi dicevamo.

Ne è fotografia esaustiva di questo concetto “Chanel”, scritta dai Legno: ideale traccia di apertura nel mostrarci una nuova Bianca più libera e spensierata nelle strofe, con quelle immagini prese dal quotidiano tipiche dell’indie (“Noi una coca zero sgassata“), seguite però da un ritornello graffiante, enfatico, passionale, che ci ricorda la lei del passato.
I Legno li rivediamo subito anche in “John Travolta”, stavolta in duetto, in quello che è stato l’inizio di questo nuovo percorso anticipandoci una svolta verso l’it-pop che si è ritagliata un ottimo spazio radiofonico, nonostante il periodo di lancio fosse quello sanremese.
Sono segni di cambiamento anche la sublime “Sei la mia città”, dedicata al compagno Stefano Corti perché “ti riconoscerei in ogni casa del mondo, al  buio” e caratterizzata da sonorità elettroniche sinuose, avvolgenti, quasi eteree; la spensierata “Straniero”, con Boss Doms e Seryo, che affonda le sue radici nell’urban e omaggia Giuni Russo; l’ironica “Videogames” in collaborazione con Ciao Sono Vale e Danti, in cui Bianca si cimenta nel rap; e la sarcastica “La televisione” che ha tinte reggae e una strofa tagliente curata da Briga.
Proprio in queste ultime due tracce si trovano versi che si fa decisamente fatica a immaginare nel repertorio precedente di Bianca, tra frecciatine alla politica (“La tua faccia è come il Parlamento, mentre la bocca parla gli occhi mentono” / “Controlla green-pass, calano gli incassi“), ai virologi (“Tipi da bar, i viro-star“), alle radio (“Tipo quei pezzi che passano in radio che sembrano fatti con il cantatù“), e alla televisione (“Levami adesso ‘sto cazzo di canone dalla bolletta dell’Enel“): il cambiamento ha significato per lei anche un nuovo coraggio, un senso di libertà, una così mai spiccata sicurezza di sè.

Bianca però non è solo cambiamento, è anche coerenza con i suoi esordi. E così il singolo che accompagna l’uscita di “Veronica” è l’intensa “Collisioni” in coppia con Virginio: scelta rivelatasi azzeccata perché ha accontentato i fans della prima ora e i 100.000 streams raggiunti su Spotify nel giro di una decina di giorni, pur senza l’ausilio di playlist e network radiofonici, sono lì a dimostrarlo.
“Le stelle” con Arisa fa proseguire la tracklist sul filone dell’intimità e ci mostra un contrasto da pelle d’oca facile tra il graffio di Bianca e la voce angelica dell’interprete lucana: è forse la vetta più alta raggiunta dal disco, una delle ballad più riuscite degli ultimi anni, e avrebbe fatto un figurone sul palco di Sanremo.
E riuscitissimo è anche il nuovo incontro tra la bella sarda e J-Ax, a sette anni da “Intro”, in una “Fotogrammi” squisitamente pop che il rapper milanese arricchisce con i suoi sempre ispirati incastri metrici e una grande sensibilità nel raccontare una storia costretta a vivere di dinamiche difficili.
Bianca è inoltre anche immaginario anni ’60, lo dice il suo esordio con “L’amore vero”, e qui le tinte retrò provengono dal divertissement di “Siamo tutte uguali” in duetto con Cristiano Malgioglio: un brano che prende simpaticamente in giro le donne e il debole per lo stereotipo dell’uomo “bello e impossibile”, e che si candida fortemente a diventare successo estivo.

E se è azzeccata la scelta di iniziare il viaggio di “Veronica” con “Chanel”, lo è anche quella di chiuderlo con “Ora esisti solo tu”, il brano finora più importante della carriera della cantante qui riproposto in una versione unplugged, ancora più dolce e emozionante dell’originale, con l’autore Kekko Silvestre. Perché Veronica conosce la riconoscenza, non si dimentica il bene ricevuto, e il frontman dei Modà per lei significherà sempre i palchi dei palazzetti di tutta Italia e degli stadi, quello di Sanremo, i successi che canterà per tutta la vita. Un’intesa, la loro, che dimostra di funzionare ancora dopo tanti anni e, in cuor nostro, coltiviamo sempre il sogno di vederli prima o poi scendere insieme le scale dell’Ariston.

In conclusione, questo lavoro è uno dei più completi degli ultimi anni nel ricalcare tutte le varie sfumature di un’artista capace, allo stesso tempo, di farci commuovere e di farci ballare, di graffiarci ed accarezzarci, di riflettere e di non prendersi troppo sul serio. Un biglietto da visita su ciò che è stata ed è oggi. Una cura che le ha fatto recuperare la sua vera essenza salvandola dal buio in cui si stava nascondendo. Perché a Veronica non bastava nascere, le serviva anche rinascere per sentirsi più forte e consapevole.

Nick Tara

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