In “Buona fortuna – Parte seconda” la conferma di maestria dei Modà nel raccontare i sentimenti. Recensione

Continua il cammino di “Buona fortuna” per i Modà, che hanno pubblicato lo scorso venerdì 22 aprile il secondo capitolo di questo loro nuovo progetto.
“Buona fortuna – Parte seconda” si presenta in una veste più fresca e leggera rispetto alla prima più cupa, in cui venivano trattati anche contenuti impegnati come il bullismo mediatico di “Comincia lo show” o l’Alzheimer di “Scusa se non lo ricordo più”. Il tema centrale qui invece è l’amore in tutte le sue sfaccettature, quello per i genitori e per la propria compagna di vita, ma anche quello puro e genuino tipico dei bambini e di storie che giocano tra ironia e malinconia.

Il viaggio introspettivo di “Non ti somiglio”, guidato da un incedere pop-rock, apre l’ep: Kekko Silvestre riavvolge il nastro sulla sua vita in un racconto che accumuna tutti, con lo sguardo rivolto alle prime piccole pazzie adolescenziali (“E ti ricordi quando son scappato e io speravo che mi trovassi, pensavo di esser pronto a tutto e invece solamente schiaffi“) e ai tempi in cui l’orgoglio ti spingeva a non ascoltare i consigli dei genitori, visti come dei veri e propri nemici.
La maturità dell’oggi gli fa invece riconoscere come, in realtà, chi l’ha cresciuto non gli abbia mai fatto mancare niente, e l’essere diventato padre ha inoltre significato per lui la consapevolezza che, spesso, la durezza di un genitore nasconde in sè lo scontrarsi con alcune difficoltà della vita che al figlio non vuoi trasmettere per proteggerlo: “Come te devo fare il dritto e il mio dolore tenerlo dentro, perché un genitore ha sempre soluzioni e tempo“.

Una sincerità disarmante che ritroviamo anche in “In tutto l’universo”, il brano che ha aperto la strada a questo nuovo disco e che Kekko ha utilizzato, al posto dell’anello, per chiedere alla moglie Laura di sposarlo l’estate scorsa. È una di quelle canzoni d’amore definitive, sicuramente la dedica più bella scritta negli ultimi anni: fa emergere tutta la forza del sentimento raccontato, anche grazie alla forza delle immagini poetiche di cui si serve come quella degli “occhi sognanti come curve di un ponte” di lei che si oppongono ai “pensieri pesanti di un guerriero silente” di lui (riferimento al periodo di difficoltà vissuto negli ultimi anni e che ci ha raccontato qui), e alla fine eleva il pubblico al sogno. Perché, ascoltandola, arrivi a desiderarlo un rapporto così, ti trovi quasi a invidiarlo per la sua risolutezza. Gli innamorati ne escono come due supereroi che, in un mondo contraddistinto dalla velocità, sono riusciti a non mutare mai il loro sentimento anche dopo tanti anni insieme.

E la ricetta per continuare ad amare in questo modo ci viene mostrata nella traccia successiva, “Amore scolastico”: non bisogna mai far morire il bambino che abbiamo dentro di noi, il suo entusiasmo, la sua voglia di giocare e di riscoprirsi ogni volta. “Scrivere sì sopra una lettera dove ti domando se mi sposerai“, canta Kekko ricordandoci di quei bigliettini che tutti abbiamo fatto sui banchi di scuola: “Ti vuoi mettere con me?” e la crocettina da mettere su “sì” o “no”.
In tempi di odio e guerre è oggi quanto mai necessario recuperare quell’innocenza, quella purezza, quella genuinità. È l’unica arma con cui rispondere per tenere acceso l’amore.

Chitarroni e batterie spezzano la parte più dolce del progetto e introducono l’anima più rock dei Modà, che con “Oh oh oh” ricalcano le tinte di molti successi come “Passione maledetta”, “Dimmelo” e “Vittima”, spingendo però ancora di più sulla ruvidità dei suoni: la penna e il cantato di Kekko si fanno qui ironici nel raccontare l’indecisione di una donna che non sa mai cosa vuole realmente.
E emerge tanta ironia anche da “Tirami l’amore in faccia”, in cui si scherza sulle caratteristiche che dovrebbe avere la compagna di vita ideale per ogni uomo: una donna che “fuma, beve e non si trucca“, che “ci mette poco a prepararsi, non gliene frega niente dei negozi“, che “guarda pure le partite“… ma che, probabilmente, esiste solo nella nostra fantasia.

La malinconia di “Pensando a te” chiude invece l’ep e ricalca le tinte dei primi Modà. È un po’ la nuova “Ora vai”, con al centro un uomo che, dopo la separazione dalla propria donna, continua a vivere nel ricordo della loro storia e, riconoscendo i propri errori, le augura il meglio per il suo futuro in un crescendo emotivo da pelle d’oca che dimostra come questo tipo di pezzi rendano maggiormente onore alla versatilità vocale di Kekko, capace di arrivare con la stessa forza sia con la potenza che accarezzando dolcemente il testo.

In “Buona fortuna – Parte seconda” i Modà si muovono quindi nella loro comfort-zone, dimostrando la loro spiccata identità e non cercando a tutti i costi un’innovazione che rende spesso i lavori impersonali. I testi sono diretti, potenti, semplici ma non banali, e li confermano maestri nel raccontare tutte le varie sfaccettature del sentimento.
Il progetto “Buona fortuna” sarà presentato da stasera in tour con nove date nei palazzetti e una all’Arena di Verona, cinque di queste già sold-out. A dimostrazione che si possono ottenere ancora ottimi risultati anche rimanendo sè stessi.

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