(Prima parte qui)
GAZZELLE – UN PO’ COME NOI
Tipica proposta alla Gazzelle. Lui sa giocare con la malinconia e riesce a raccontare con la semplicità sentimenti che a tutti è capitato di vivere. Questo è uno dei suoi pezzi più riusciti. Coinvolgente.
GIO EVAN – ARNICA
A metà tra musicista e poeta, utilizza la metafora dell’arnica – fiore che si spezza e ricresce – per raccontare il ciclo della vita tra cadute, risalite e soddisfazioni. Il testo è indiscutibilmente bello e la canzone la più sottovalutata dell’ultima edizione del Festival di Sanremo. Poesia.
MANESKIN – CORALINE
Sembrerebbe controcorrente non inserire in questa playlist “Zitti e buoni”, brano uscito vincitore da Sanremo e Eurovision e con cui hanno girato il mondo. Questa “Coraline” racconta però, per chi ancora li critica, che non sono solo rock commerciale ma sanno guardare anche a quello indipendente italiano di gruppi come CSI e Marlene Kuntz, tra attitudine noise che incontra il gusto melodico italiano e un testo cupo che vede la protagonista vittima di abusi sessuali da parte del padre. Cruda.
MANNARINO – CANTARÈ
Profonda ricerca sonora, contaminazioni tra cantautorato italiano, sonorità etniche e ritmi ispanici, e un testo che è inno alla voce: cantare per non morire, cantare per non impazzire, cantare per abbattere muri. Impegnata.
MARCO MENGONI – CAMBIA UN UOMO
Brano con cui Marco ha liberato la voce e liberato anche la musica dagli schemi attuali in cui è stata imprigionata. Si va sul soul, sfociando addirittura nel gospel: sonorità che, negli ultimi tempi, si sono sentite molto raramente. Coraggiosa.
MICHELE BRAVI – MANTIENI IL BACIO
Interpretazione sofferta, intensa, vera, che canta l’amore ricevuto, capace di salvare Michele e ricondurlo alla realtà in un momento difficile della sua vita. È il brano con cui provò a partecipare a Sanremo 2019 e viene veramente difficile pensare che Amadeus gli abbia preferito Riki, Elettra Lamborghini e Junior Cally. Struggente.
MINACELENTANO – NIENTE È ANDATO PERSO
Se a 81 e 83 anni pubblichi la canzone più immediata e martellante dell’anno, c’è veramente poco altro da aggiungere. Eterni.
MOBRICI & BRUNORI SAS – POVERO CUORE
Una conversazione tra amici, con Mobrici a cantare di un cuore che non riesce più ad amare e che ha bisogno di un incoraggiamento, e Brunori ad assumere un ruolo da fratello maggiore nel dargli la spinta necessaria. Canzone che sa, orgogliosamente, di cantautorato del passato. Profonda.
MODÀ – BUONA FORTUNA BUONA VITA BUONA LUNA
Title-track dell’ultimo album della “band di diamante”, in cui Kekko Silvestre racconta sé stesso al femminile: le “collane fabbricate con le stelle” sono tutte le sue canzoni, perché ha sempre scritto di notte; queste “stelle” vengono poi raccolte come “conchiglie” e tenute vicine “così d’avere sempre un po’ di luce intorno”, perché la luce delle canzoni è la cosa che l’ha sempre tenuto vivo.
Come descrivere il mestiere del cantautore con grandissima poesia e originalità. Sublime.
NOEMI – GLICINE
La canzone della rinascita di Noemi. Una Noemi nuova nell’utilizzare quel falsetto mai provato prima in carriera, ma che si ricorda anche del suo passato: perché negli ultimi anni si era un po’ persa rincorrendo strade modaiole, con questo brano si è invece finalmente ricordata di essere una grande interprete. Trascinante.